La pappa al pomodoro. Le origini e perché la amiamo ancora oggi

Un mix perfetto di ingredienti semplici, genuini, tutti mediterranei: la pappa al pomodoro, la ben nota zuppa a base di pane e pomodoro, talmente gustosa che non ha mai lasciato le nostre tavole da quando è uscita dalle cucine dei casali contadini toscani per entrare a far parte delle pietanze tipiche della tradizione italiana.

Piatto saporito, genuino, da gustare calda d’inverno e anche a temperatura ambiente in estate, che riporta indietro nel tempo, quando l’ingegno partiva dal concetto che niente doveva andar sprecato, men che meno il pane, dando forma a pietanze dal gusto pieno con ingredienti semplici e tipici delle nostre zone e che nelle campagne veniva ribollita il giorno successivo, facendole acquisire così un gusto ancora più intenso.

La pappa al pomodoro viene solitamente proposta nella ricetta tradizionale con un soffritto di cipolla a cui vengono uniti pomodori ben maturi (meglio se toscani, da alcuni proposti pelati, da altri invece non sbucciati), mentre a parte verranno fatti cuocere pane casereccio toscano (quello tipicamente “sciocco”, ovvero non salato, meglio se cotto a legna) tagliato in piccoli pezzi, assieme ad abbondante basilico ed aglio. Unendo il tutto (in alcune ricette aggiungendo brodo vegetale), spolverando con pepe macinato al momento (o, nelle versioni più “moderne”, con peperoncino) e mescolando fin quando, come riportato dalla tradizione, si saranno formati per sette volte i “veli” in superficie (ossia la pellicina che ogni volta andrà rotta rimescolando la zuppa fino al formarsi del successivo “velo”), ecco pronta una zuppa dal sapore davvero ricco, che verrà infine servita con un filo del miglior olio extravergine d’oliva ed eventualmente guarnita con foglie di basilico.

Dal colore vivace e dal profumo intenso, veloce da preparare e gradita anche dai bambini, la pappa al pomodoro ha sempre raccolto il consenso dei migliori esperti di cucina, a partire da Pellegrino Artusi, autore nel 1891 del celebre La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene, così come dal grande esperto di gastronomia toscana Giovanni Righi Parenti, per arrivare a rivisitazioni personali della ricetta tradizionale da parte di molti altri nuovi importanti nomi della cucina italiana.

Un piatto che, come tradizione vuole, può esprimere appieno il gusto dell’antica tradizione soltanto se preparato con materie prime di ottima qualità e che noi di Ercoli abbiamo voluto inserire nel nostro menu nella proposta dello chef Andrea Di Raimo con il suo secondo piatto di polpo arrosto, assieme a stracciatella e olive taggiasche.

Una zuppa dalla lunga vita, quindi, resa conosciuta in tutta Italia grazie anche alle avventure del terribile ragazzino del Giornalino di Gian Burrasca scritto da Vamba, il quale (come ben sappiamo dal noto brano cantato da Rita Pavone negli anni Sessanta) ne andava proprio matto.

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