Nato a Parigi nel 1631 ma di origini svizzere, François Vatel inizia il suo apprendistato come pasticcere a quindici anni. Preso a servizio a ventidue da Nicolas Fouquet, sovrintendente alle finanze del regno di Francia durante la minorità di Luigi XIV, Vatel, grazie alle ricchezze di Fouquet, ebbe la possibilità di sperimentare la sua creatività diventando in breve tempo una leggenda in tutto il regno.
Il padre della crema chantilly
Incaricato di occuparsi dell’inaugurazione del castello di Vaux-le-Vicomte, è in quell’occasione che – così sembra – Vatel ideò la ricetta della crema poi chiamata chantilly e che lo ha reso celebre fino ai nostri giorni. Altre fonti, invece, ne fanno risalire la creazione a pochi giorni prima della sua morte, quando, nell’impossibilità di realizzare il dessert a causa di una partita di uova marce, Vatel montò la panna con lo zucchero servendola come accompagnamento a fragoline di bosco.
Arrestato Fouquet con l’accusa di corruzione e temendo di essere anch’egli arrestato, Vatel fuggì in Inghilterra, tornando in Francia soltanto quando il re gli assicurò che non sarebbe stato arrestato. Di nuovo in patria, fu assunto da Luigi II di Borbone-Condé e assegnato al castello di Chantilly come cuoco e maestro di cerimonie (di qui il nome della crema da lui ideata, in onore della nomina del principe ad intendente generale del castello).
Un finale tragico
Quando il principe, caduto in disgrazia, nel 1671 decise di organizzare una festa della durata di tre giorni, notti incluse, per rientrare nuovamente nelle grazie del re (una festa d’eccezione alla quale presero parte, oltre al Re Sole, ben tremila membri della corte di Versailles e circa seicento altri ospiti tra cortigiani e servitù), Vatel fu incaricato di organizzare in soli quindici giorni quella che sarebbe stata la festa più sontuosa del regno, preparando spettacolari mise en place per stupire la corte reale ed ammaliarla con menu grandiosi.
Una sera, al rientro degli ospiti dopo una caccia durata tutta la giornata, era previsto un grande banchetto e fuochi artificiali. Dal racconto che ne fece Marie Rabutin-Chantal marchesa di Sévigné e riportato anche dal duca de Saint Simon, si sa che quella sera, essendovi più ospiti del previsto, l’arrosto non fu sufficiente per tutti. Ciò sconvolse Vatel, sempre estremamente ligio al suo lavoro e particolarmente attento a ogni particolare.
Nel frattempo egli si era preoccupato di procurarsi per il banchetto del giorno successivo, che cadeva di venerdì, pesce e molluschi freschissimi. Il carico, che avrebbe dovuto viaggiare dal porto di Boulogne per arrivare in tempo a Chantilly, subì dei ritardi e comunque non risultava sufficiente per tutti gli ospiti. Vatel allora, sentendosi responsabile del contrattempo e non sopportando il disonore, salito nella sua stanza, appoggiò la spada alla porta e si uccise trafiggendosi il petto.
A suicidio avvenuto, la fornitura di pesce tanto attesa arrivò e il pranzo venne terminato con gran successo dai suoi aiutanti. Il suo corpo venne sepolto di fretta per non disturbare i festeggiamenti in corso.
La sua vita, così intensa e drammaticamente ricordata per la grandiosa impresa, ha ispirato il film Vatel, portato sul grande schermo nel 2000 dal regista Roland Joffé con musiche di Ennio Morricone. Interpretato da Gerard Depardieu, il film è stato presentato fuori concorso al 53° Festival di Cannes ed è stato vincitore del premio Camerimage nel 2000 e del César nel 2001 per la miglior scenografia.